Un classico di molti film è il fuorilegge che (spontaneamente o spinto dalla polizia) si redime e si mette al servizio della giustizia. La versione moderna e tecnologica è quella degli hacker che vengono assunti dalle aziende di software per lo sviluppo di antivirus (con la conseguenza paradossale che alcuni decidono a tavolino di creare virus al solo scopo di farsi notare e poi trovare lavoro nell’informatica).
A volte capita anche – sebbene forse più raramente – il cammino inverso, quello del poliziotto che per una serie di motivi più o meno contingenti si ritrova nel giro della criminalità (*). Un caso del genere, anche se per fortuna incruento, è quello dell’ex-poliziotto siciliano Alfredo Ossino: come spiega lui stesso in un’intervista all’Espresso, «a diciotto anni indossavo la divisa della Guardia di Finanza ed ero nel gruppo operativo antidroga più importante d’Italia, quello di Roma, per poi trovarmi a chiedere la cannabis al mercato nero».
I guai cominciano nel 2001 quando Ossino, diventato nel frattempo maresciallo, riceve una diagnosi pesante: artrosi del tratto cervicale, causata dal servizio nelle forze dell’ordine. Viene congedato ma il problema principale sono i dolori persistenti, che nessuna cura riesce ad alleviare.
La speranza arriva solo quando si scopre che, nel suo caso, il migliore analgesico è la cannabis. Così l’ex-maresciallo inizia a frequentare gli spacciatori di strada, non più per ammanettarli ma come cliente. Per necessità. Oggi sta bene e ha raccontato la sua storia nel libro Cannabis. La vera storia di un agente antidroga.
Paradosso nel paradosso: come nota amaramente Ossino, se anche volesse tornare in servizio non potrebbe perché risulterebbe positivo ai test antidroga. Se invece fin dall’inizio avesse potuto comprare la cannabis legalmente, oggi sarebbe ancora in grado di lavorare – e arrestare gli spacciatori.(*) Una variante originale è quella di uno dei protagonisti del romanzo Palazzo Yacoubian, dello scrittore egiziano ʿAlāʾ al-Aswānī: un giovane aspirante poliziotto, deluso dalla corruzione e dalla violenza gratuita dei cosiddetti tutori della legge, finisce per gettarsi nella braccia dei terroristi. È una storia inventata ma purtroppo è verosimile che vicende del genere accadano con una certa frequenza anche nella vita reale.