Fukushima mon amour

Premessa: questa storia è da prendere con le molle, visto che viene raccontata da un servizio sul Venerdì di Repubblica con i soliti toni apocalittici da terrorismo psicologico, o almeno da giornalismo sensazionalista (“bambini venuti al mondo mentre esplodeva la centrale”, “milioni di tonnellate di macerie radioattive che stanno avvelenando la vita di oltre cinque milioni e mezzo di residenti”, ecc.).
Ma supponiamo che il racconto di questa mamma giapponese sia del tutto autentico, e ammiriamo il suo genio nel proteggere la salute della sua piccola Runa (nella foto con i genitori):

«Tengo Runa in casa, le finestre sempre chiuse, nella speranza che dentro l’aria sia meno inquinata. Una volta al mese la infilo in macchina e guido per due o tre ore verso una zona meno inquinata, per lasciarla giocare su un prato. “Non decido io dove andare, ma il vento. Tira verso ovest, io vado a est. Tira verso sud, io vado a nord”».


Ora, anche se la radioattività fosse ancora blowing in the wind in forti dosi, è verosimile che non verrebbe dai quattro venti (letteralmente!), bensì solo della centrale.
Ma ammettendo che venga da tutte le parti, correre nella direzione da cui proviene il vento sarebbe il modo migliore per esporre la povera Runa alla radioattività massima!

3 Risposte to “Fukushima mon amour”

  1. paleomichi Says:

    decisamente inquietante….

  2. Gianc. Says:

    …a meno che non abiti a due letterali passi dalla centrale, (giusto per far la punta ai chiodi)…

    un saluto

  3. Paologico Says:

    @Gianc.: Certo, la tattica della mamma di Runa sarebbe giusta se si trovasse dentro la centrale o nelle sue immediate vicinanze (cosa palesemente impossibile, visto che la zona è stata evacuata – come racconta anche l’articolo con la sua storia).

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